Fonte Naja Bertolt Jensen da Unsplash

Dal 27 giugno al 1° luglio si è tenuta a Lisbona la Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani. Più di 150 Paesi hanno firmato una nuova dichiarazione politica per salvare gli oceani da inquinamento, sovrasfruttamento e cambiamenti climatici.

Alla conferenza hanno partecipato più di 6.000 partecipanti, tra cui 24 capi di Stato e di Governo, e oltre 2.000 rappresentanti della società civile, sostenendo azioni urgenti e concrete per affrontare la crisi oceanica.

Il Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Legali, Miguel de Serpa Soares, ha elogiato i paesi organizzatori dell’evento – Portogallo e Kenya – per l’enorme successo dell’evento. “La Conferenza ci ha dato l’opportunità di sbrogliare questioni critiche e generare nuove idee. Ha anche chiarito il lavoro ulteriore da portare avanti e la necessità di aumentare gli sforzi internazionali per salvaguardare gli oceani”, ha affermato Serpa Soares, aggiungendo che è essenziale ora invertire la rotta.

Le sfide del presente

Riconoscendo il “fallimento collettivo nel raggiungere gli obiettivi relativi alla salute degli oceani”, i leader politici hanno rinnovato il loro impegno a intraprendere azioni urgenti e a cooperare a tutti i livelli  per raggiungere gli obiettivi il prima possibile.

Tra le sfide più impellenti del decennio l’erosione costiera, l’innalzamento del livello del mare, le acque più calde e più acide, l’inquinamento marino, lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici e la diminuzione della biodiversità marina.

I politici presenti a Lisbona hanno sottolineato come il cambiamento climatico sia “una delle più grandi sfide del nostro tempo” ed è necessario “agire in modo deciso e urgente per migliorare la salute, la produttività, l’uso sostenibile e la resilienza dell’oceano e dei suoi ecosistemi“. Azioni innovative e basate sulla scienza, insieme alla cooperazione internazionale, sono essenziali per fornire le soluzioni necessarie.

“Chiediamo un quadro globale per la biodiversità post-2020 ambizioso, equilibrato, pratico, efficace, solido e trasformativo”, ha proseguito la dichiarazione di Lisbona.

Fonte Innay da Unplash. L'inquinamento è una delle più grandi minacce per la vita negli oceani

Ambienti marini resilienti e sani sono le basi della regolamentazione del clima e dello sviluppo sostenibile, con il potenziale per produrre cibo ed energia per miliardi di persone.

Alla conferenza, più di 150 Stati membri si sono impegnati volontariamente a conservare o proteggere almeno il 30 per cento dell’oceano globale all’interno delle aree marine protette, entro il 2030.

“Sono impressionato dai nuovi impegni”, ha affermato Serpa Soares alla cerimonia di chiusura, aggiungendo che “devono essere attuati periodicamente e monitorati”.

Imparare dagli errori del passato

“L’oceano è fondamentale per la vita sul nostro pianeta e per il nostro futuro”, hanno affermato i leader nel testo della Dichiarazione, sottolineando i ritardi nel rispettare le precedenti promesse dell’Accordo di Parigi del 2015 e del Patto per il clima di Glasgow. “Ci impegniamo a fermare e invertire il declino della salute degli ecosistemi e della biodiversità oceanici e a proteggerne e ripristinarne la resilienza e l’integrità ecologica”, recita ancora il testo.

 

 

Oltre a riaffermare i precedenti accordi, sono stati volontariamente redatti degli impegni volontari da parte di alcuni Paesi e istituzioni.

 

Qui ne citiamo alcuni:

 

  • L’iniziativa Protecting Our Planet Challenge” investirà almeno 1 miliardo di dollari per sostenere la creazione, l’espansione e la gestione delle aree marine protette entro il 2030.
  • La Banca europea per gli investimenti (BEI) finanzierà altri 150 milioni di euro alla regione dei Caraibi nell’ambito dell’iniziativa Clean Oceans per migliorare la resilienza climatica, la gestione delle risorse idriche e la gestione dei rifiuti solidi.
  • Il Portogallo si è impegnato a garantire che il 100% dell’area marina soggetta alla sovranità o alla giurisdizione portoghese sia valutata in buono stato ambientale.
  • Il Kenya sta attualmente sviluppando un piano strategico nazionale per l’economia blu e per i rifiuti di plastica.
  • L’India si è impegnata in una campagna per i mari puliti costieri e lavorerà per vietare la plastica monouso.

Oltre il 2030

Il Decennio delle Nazioni Unite per la scienza oceanica per lo sviluppo sostenibile (2021-2030) mira a sviluppare la scienza di cui abbiamo bisogno, per l’oceano che vogliamo. La Commissione oceanografica intergovernativa (CIO) dell’Organizzazione scientifica, educativa e culturale delle Nazioni Unite (UNESCO) sta guidando lo sviluppo per questo decennio. La missione è quella di generare e utilizzare la conoscenza per incentivare le trasformazioni necessarie per ottenere un oceano sano, sicuro e resiliente per lo sviluppo sostenibile entro il 2030 e oltre.

Tra gli obiettivi del Decennio: produrre una gestione più informata degli oceani, ripristinare gli stock ittici; mobilitare azioni per una pesca sostenibile e un’acquacoltura sostenibile, ridurre l’inquinamento marino e il rischio di catastrofi.

Dopo Lisbona

La Conferenza di Lisbona ha riaffermato l’importanza dell’Economia Blu nella salvaguardia degli oceani. Per questo motivo, l’inviato speciale per gli Oceani del Segretario generale delle Nazioni Unite Peter Thomson ha chiesto maggiori risorse per finanziarla.

Parlando del futuro, Miguel de Serpa Soares ha aggiunto che “Nei prossimi mesi avremo diversi eventi cruciali che offrono molte opportunità per dimostrare i nostri impegni e l’ambizione di invertire la tendenza a favore della sostenibilità degli oceani”.

Dopo l’evento di Lisbona, il percorso per salvare gli oceani proseguirà con la Conferenza intergovernativa sulla biodiversità marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale, i negoziati del Quadro Globale per la Biodiversità post-2020 e i negoziati preliminari in vista della COP27 che si terrà in Egitto.

Puoi scaricare il testo finale della Dichiarazione di Lisbona a questo link.

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