La pianura padana, con la sua chiusura naturale tra le Alpi e gli Appennini, è una delle aree più inquinate del mondo. Questo fenomeno è causato principalmente da due fattori fondamentali: il primo è di natura geografica, con la configurazione a “conca” che limita il naturale rimescolamento dell’aria; il secondo è legato alla Presenza di una elevata concentrazione di traffico, industrie, attività agricole, città e territori densamente urbanizzati all’interno di questa conca. Questa combinazione di fattori rende l’area italiana particolarmente svantaggiata per la dispersione naturale degli inquinanti, con le maggiori fonti di emissione presenti proprio all’interno di questa zona.

 

Le fonti principali di inquinamento atmosferico variano a seconda del tipo di inquinante considerato e della zona di riferimento. Ad esempio, a livello regionale in Lombardia, circa il 45% delle polveri sottili (PM10) deriva dalla combustione della legna o di combustibili simili, mentre il traffico pesa per circa il 22,5%, e l’industria meno del 7%.

 

Tuttavia, a livello locale, la situazione cambia radicalmente. A Milano, quasi la metà delle polveri sottili deriva dal traffico su strada, con il 13% proveniente esclusivamente dagli scarichi diesel. La situazione è ancora più grave per gli ossidi di azoto (NOx), dove il traffico a Milano è responsabile del 67% delle emissioni di queste sostanze nocive, quasi interamente dai motori diesel.

Le conseguenze sull’ambiente e sulla salute degli abitanti sono evidenti. Secondo una ricerca dell’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Milano, oltre il 12% delle morti per cause naturali in cittadini sopra i 30 anni è attribuibile all’inquinamento atmosferico, con oltre 1.600 decessi l’anno solo nella città di Milano.

Di fronte a questa emergenza, la Regione Lombardia ha annunciato misure temporanee per contrastare l’emergenza inquinamento. Dal 20 febbraio, sono entrate in vigore le misure di primo livello nelle province di Milano, Monza, Como, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia.

Queste misure includono il divieto di combustioni e di accensione di fuochi all’aperto in tutti i Comuni delle province coinvolte, e la limitazione della circolazione dei veicoli Euro 0 e 1 di qualsiasi alimentazione e dei veicoli Euro 2, 3 e 4 a gasolio nei Comuni con più di 30.000 abitanti, tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30.

 

A Milano, le limitazioni temporanee si estendono anche alle giornate di sabato e domenica, coinvolgendo anche i veicoli commerciali Euro 4 a diesel, nonché i veicoli Euro 0 e 1 a GPL e metano.

 

Tuttavia, sorgono alcune problematiche nell’applicazione di queste misure, portando così una nuova sfida, la difficoltà di implementazione a causa dell’arretratezza tecnologica delle città. Come nel caso dei mezzi dotati del dispositivo Move-In, che normalmente possono circolare solo per un limitato numero di chilometri.  Le telecamere di controllo della Zona a Traffico Limitato (Area B) a Milano non sono in grado di distinguere tra misure permanenti e temporanee, rendendo difficile l’applicazione delle sanzioni.

 

Inoltre, le misure temporanee includono divieti relativi al riscaldamento domestico e alle attività agricole, vietando l’utilizzo di stufe a legna per riscaldamento domestico e limitando lo spandimento dei liquami di allevamento.

Mentre le misure temporanee rappresentano un passo importante nella lotta contro l’inquinamento atmosferico, è necessario adottare strategie a lungo termine e politiche sostenibili per affrontare efficacemente questa emergenza ambientale e proteggere la salute dei cittadini.

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