Secondo l’ultimo report del panel Onu sui cambiamenti climatici, il nostro Paese è tornato agli stessi livelli del 2014 dopo la riduzione in pandemia.

Italy for Climate (I4C), iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha lanciato una road map per la neutralità climatica dell’Italia, che individua gli obiettivi di mitigazione delineati dall’IPCC per il nostro Paese. Secondo l’ultimo rapporto, entro il 2030 l’Italia dovrà ridurre di circa il 45% le emissioni di gas serra rispetto ad oggi. Come sottolinea l’associazione, i progressi compiuti in materia di emissioni nel 2008 con la crisi economica del settore industriale sono stati annullati. Nel 2020 la pandemia in Italia, come nel resto del mondo, ha prodotto una riduzione delle emissioni senza precedenti: 36 milioni di tonnellate di CO2 eq. in un solo anno. Ma la ripresa nel 2021 ci ha riportato allo stesso livello del 2014.

“L’Italia non è ancora sulla strada giusta per rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi e rispondere alla chiamata della recente Cop26″ ha dichiarato Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate – “La neutralità climatica è un traguardo sfidante che richiede un percorso chiaro, efficace e condiviso. Non esistono percorsi e soluzioni uniche adatte per tutti: l’obiettivo è comune, ma diversi sono i contributi che ciascun settore dell’economia può e deve mettere in campo. Nella nostra Roadmap climatica abbiamo avanzato oltre 40 proposte di intervento, articolate nei singoli settori economici, che potrebbero essere decisivi nel processo di decarbonizzazione del Paese”.

La roadmap di Italy for Climate

INDUSTRIA:

Quello industriale è il primo settore per emissioni di gas serra in Italia, con il 37% del totale nazionale, ma è anche quello che più di tutti le ha ridotte, con un taglio dal 1990 al 2019 di 85 milioni di tonnellate di CO2eq. Il settore industriale dovrà tagliare le proprie emissioni del 43% rispetto al 2019, arrivando a circa 87 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2030. Un taglio possibile non solo grazie ad una riduzione degli attuali consumi di energia dell’11%, ma soprattutto grazie ad una importante crescita delle fonti rinnovabili (che nel 2030 saranno il doppio di quelle attuali) e alla elettrificazione di una parte dei consumi da combustibili fossili.

EDIFICI:

Gli edifici residenziali, pubblici e commerciali sono la seconda principale fonte di emissioni (28% delle emissioni nazionali) ma primi per consumi energetici con quasi la metà delle emissioni totali nazionali. Tra il 1990 e il 2019 ha ridotto del 10% le emissioni di gas serra, aumentando al contempo il consumo di energia del 44%. L’edilizia è il settore che darà il maggior contributo alla riduzione delle emissioni nazionali di gas serra entro il 2030, con una riduzione del 55% rispetto al 2019, principalmente a causa del consumo energetico degli edifici: il 2% degli edifici privati e il 3% degli edifici pubblici ogni anno dovranno essere riqualificati in “deep renovation”, cioè migliorando in modo significativo la performance energetica dell’edificio.

TRASPORTI:

Quello dei trasporti rappresenta il terzo settore per emissioni di gas serra, con il 26% del totale nazionale. Dovrà dunque ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra del 29% rispetto al 2019. I trasporti invece dovranno ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra del 29% rispetto al 2019 e i propri consumi di diesel e benzina del 34%. Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario ridurre il tasso di motorizzazione a un totale di circa 33 milioni di veicoli entro il 2030 e migliorare il trasporto condiviso e la mobilità attiva in città.

AGRICOLTURA:

Il comparto agricolo è responsabile del 9% delle emissioni di gas serra nazionali. In trent’anni le emissioni sono diminuite del 16%, ma tra il 2015 e il 2019, invece di diminuire, sono aumentate. Il settore agricolo dovrà ridurre le emissioni di gas serra del 29% entro il 2030 rispetto al 2019, principalmente riducendo le emissioni degli allevamenti

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