Per la prima volta nella storia moderna, le energie rinnovabili hanno superato il carbone come principale fonte di produzione elettrica a livello mondiale. È un traguardo che segna una svolta epocale e che ridefinisce gli equilibri dell’energia globale: la transizione verde, a lungo annunciata, sta finalmente diventando realtà.

Secondo il più recente rapporto del think tank Ember, nei primi sei mesi del 2025 l’energia generata da fonti rinnovabili, in particolare solare ed eolico, ha raggiunto circa 5.072 terawattora, contro i 4.896 prodotti dal carbone. Una differenza che, seppur non enorme, rappresenta una frattura simbolica nel sistema energetico internazionale. Dopo oltre un secolo di dominio incontrastato del carbone, il mondo si affaccia a una nuova era in cui l’elettricità “pulita” comincia a prevalere su quella fossile.

 

Un sorpasso storico costruito in silenzio

Negli ultimi dieci anni, la crescita delle rinnovabili è stata vertiginosa. Tra il 2015 e il 2025, la capacità installata di solare ed eolico è più che triplicata, spinta dal crollo dei costi tecnologici e da politiche pubbliche più ambiziose. Ciò che rende il 2025 un anno di svolta è il fatto che la produzione effettiva, non solo la capacità teorica, delle rinnovabili abbia superato quella del carbone.

La domanda mondiale di elettricità è aumentata del 2,6% rispetto all’anno precedente, pari a circa 369 TWh aggiuntivi. Eppure, quasi tutta questa crescita è stata coperta dalle fonti pulite: il solare ha fornito 306 TWh in più, l’eolico 97. In pratica, le rinnovabili non solo hanno sostenuto la nuova domanda, ma hanno anche eroso quote di mercato ai combustibili fossili.

 

Il motore asiatico della transizione

Dietro questo sorpasso globale si nasconde un dato cruciale: la Cina e l’India sono diventate i principali motori della rivoluzione verde.
In Cina, la generazione da carbone è diminuita del 2% rispetto al 2024, mentre quella solare è cresciuta del 43% e quella eolica del 16%. L’India ha registrato un andamento analogo, con aumenti del 31% nel solare e del 29% nell’eolico. Due giganti che fino a pochi anni fa erano sinonimo di emissioni e carbone stanno oggi guidando la corsa alle rinnovabili, grazie a una strategia industriale aggressiva e a investimenti miliardari in infrastrutture energetiche.

Questi due paesi, insieme, hanno determinato gran parte del sorpasso globale. La loro transizione ha avuto un effetto domino: riduzione dei costi di produzione dei pannelli solari, aumento della competitività internazionale e maggiore attrattività per i capitali privati.

Occidente in frenata: un paradosso temporaneo

L’Europa e gli Stati Uniti, pionieri storici della transizione verde, attraversano invece una fase più incerta. Negli Stati Uniti, la generazione da carbone è cresciuta del 17% nel primo semestre 2025, a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli per l’eolico e di prezzi del gas in rialzo. Nell’Unione Europea, le centrali a gas hanno registrato un aumento del 14%, mentre quelle a carbone un modesto +1%, anche qui a causa di un inverno rigido e di una flessione dell’idroelettrico.

 

Nonostante ciò, la traiettoria di lungo periodo resta chiara. Le nuove installazioni fotovoltaiche in Europa nel 2024 hanno superato i 50 GW, e i piani di decarbonizzazione della Commissione Europea prevedono una produzione elettrica rinnovabile pari al 72% entro il 2030. Gli Stati Uniti, dal canto loro, puntano su un massiccio piano di investimenti pubblici e incentivi fiscali previsti dall’Inflation Reduction Act.

La corsa del solare e la sfida dello stoccaggio

A livello globale, il solare è la fonte che cresce più rapidamente. Ogni ora vengono installati pannelli per oltre 60 megawatt, l’equivalente di una piccola centrale elettrica tradizionale. Tuttavia, la sfida principale resta l’intermittenza. Il sole non splende sempre e il vento non soffia costantemente: serve quindi una rete elettrica intelligente e sistemi di accumulo efficienti.

Il 2025 è stato anche l’anno del boom delle batterie: la capacità globale di accumulo è cresciuta del 60% rispetto al 2024, con la Cina e la Corea del Sud in testa per produzione e installazioni. L’idrogeno verde, ancora marginale, sta emergendo come possibile vettore di lungo periodo per bilanciare la produzione.

Una transizione non priva di ombre

Il trionfo delle rinnovabili non deve far dimenticare le criticità ancora presenti. In molte regioni, soprattutto in Asia meridionale e in Africa, la dipendenza dal carbone resta elevata. Paesi come l’Indonesia o il Vietnam continuano a costruire nuove centrali, spesso finanziate da capitali internazionali. Allo stesso tempo, la produzione di pannelli solari e turbine eoliche dipende da materie prime critiche, litio, cobalto, terre rare, la cui estrazione solleva problemi ambientali e geopolitici.

Inoltre, la transizione energetica comporta inevitabilmente costi sociali. Centinaia di migliaia di lavoratori del settore fossile dovranno essere ricollocati o riqualificati. Le grandi economie avanzate stanno avviando programmi di “giusta transizione”, ma nei paesi in via di sviluppo il problema resta aperto.

Uno sguardo al futuro

Gli analisti concordano: il 2025 segna l’inizio di una fase irreversibile. Se le attuali tendenze proseguiranno, entro il 2030 il solare e l’eolico potrebbero fornire oltre la metà dell’elettricità mondiale. Entro il 2050, secondo le proiezioni più ottimistiche, il carbone e il petrolio rappresenteranno meno del 10% della generazione globale.

Il futuro del sistema energetico mondiale dipenderà dalla capacità di combinare tecnologia, governance e cooperazione internazionale. Le sfide non mancano, dalla gestione della rete all’accesso ai finanziamenti , ma il percorso è ormai tracciato.

Per la prima volta, il mondo sembra davvero aver imboccato la strada giusta. Il sorpasso delle rinnovabili sul carbone non è solo una notizia di cronaca energetica: è il simbolo di una trasformazione epocale, economica e culturale.

Un passo avanti verso un pianeta più pulito, ma anche verso una nuova idea di sviluppo.

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