Ogni giorno quotidiani, accademie, esperti e non condividono notizie su ciò che andrebbe fatto per limitare il cambiamento climatico, sottolineando tutte le sfide di oggi e delle generazioni di domani.

E’ però importante ogni tanto fermarsi e celebrare traguardi positivi nel mondo della sostenibilità ambientale. Questo ci aiuta non solo a raccogliere ulteriori energie e motivazioni per il nostro sforzo quotidiano, ma anche per condividere modelli che hanno avuto successo e possono ispirare politiche future.

Il buco nell'ozono

Nell’ormai lontano 1985 fu annunciata per la prima volta la scoperta del “buco dell’ozono” da un piccolo gruppo di scienziati del British Antarctic Survey. Negli anni successi la scoperta suscitò grande scalpore e nel settembre 1987 venne firmato il protocollo di Montreal, in cui si regolava il consumo di di quasi 100 sostanze chimiche artificiali.

A differenza di molti esempi del mondo oggi, il rispetto per tale protocollo e la dedizione mondiale per la riduzione dell’emissioni di sostanze tossiche ha portato ad un graduale ma notevole recupero dello stato protettivo di ozono, con la conseguente diminuzione dell’esposizione umana ai dannosi raggi ultravioletti (UV) provenienti dal nostro sole. Meg Seki, Segretario esecutivo del Segretariato per l’ozono del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) riferisce come «Negli ultimi 35 anni, è diventato un vero e proprio paladino dell’ambiente». Il Protocollo di Montreal ha anche incentivato gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico, contribuendo a rallentare il riscaldamento globale di circa 0,5°C (United Nations 2021).

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Ecco quindi che questo grande traguardo pone un nobile esempio nella lotta al cambiamento globale, e allo stesso tempo una dimostrazione di  successo di politica e coordinazione internazionale.

Pochi anni fa, nel 2016, al protocollo di Montreal viene aggiunto l’emendamento di Kigali, in cui viene richiesto una riduzione graduale della produzione e del consumo di alcuni idrofluorocarburi: si tratta di gas potenti che non riducono direttamente l’ozono, ma che contribuiscono al riscaldamento globale e all’accelerazione del cambiamento climatico. 

Nell’ultimo rapporto del clima pubblicato dalle Nazioni Unite, pubblicato ogni quattro anni, gli esperti hanno confermato la graduale eliminazione di quasi il 99% delle sostanze responsabili dell’assottigliarsi dello strato di ozono.

Grazie alle decisioni prese a livello internazionale negli scorsi decenni, il buco nello strato di ozono che protegge l’atmosfera terrestre si sta riducendo a un ritmo tale che consentirà il ritorno, nel 2040, ai livelli del 1980 (Rapporto Onu 2023).

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha affermato che il ripristino dello strato di ozono è «un esempio incoraggiante di ciò che il mondo può ottenere quando si lavora insieme».

Buone notizie nella sempre più complicata scacchiera internazionali non sono comuni, ma proprio per questo motivo nella campagna per la battaglia contro il cambiamento climatico non bisogna trascurare l’importanza della condivisione dei successi raggiunti dall’impegno globale e dalla coordinazioni dei paesi più inquinanti.

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