Nelson Mandela disse che “l’istruzione è l’arma più potente che si può utilizzare per cambiare il mondo”. Istruirsi significa acquisire gli strumenti necessari per progredire socialmente, lavorare, raggiungere i propri traguardi, migliorare sé stessi, aprire la mente, esporre le nostre idee e la conoscenza alimentando prosperità e garantendo la libertà di fare le scelte che desideriamo per un futuro migliore.

Se il diritto (e il dovere) di andare a scuola può sembrare scontato o noioso, basti pensare che si tratta ancora oggi di un diritto fondamentale, ma ancora oggi negato a milioni di bambini e adolescenti in tutto il mondo. Quanti? 258 milioni. Si è una cifra impressionante e pensate che il 60% di questi, inoltre, non raggiunge competenze minime di lettura, comprensione del testo e calcolo. 

Un fenomeno chiamato crisi di apprendimento. Sono i rifugiati, i migranti e le persone con disabilità a dover affrontare le sfide maggiori. Nell’accesso all’istruzione e, anche se negli ultimi vent’anni i paesi più poveri hanno compiuto enormi progressi nel portare i bambini in classe, anche se i fondi dedicati all’istruzione sono ancora scarsi. C’è ancora tanto da fare per la parità nell’istruzione in tutta l’area Ocse, il 14% dei giovani non studia, non lavora e non si forma.

Fatti e cifre

Nel mondo, 103 milioni di giovani non possiedono capacità di base in lettura e scrittura, di cui oltre il 60% donne.

Nei paesi in via di sviluppo,  57 milioni di bambini sono ancora esclusi dalle Scuole Primarie.
Più della metà dei bambini non iscritti a scuola vive in Africa subsahariana.
Si calcola che il 50% dei bambini che possiedono un’età per ricevere l’istruzione primaria ma che non frequentano la scuola vive in zone colpite da conflitti.

La situazione in Italia

In Italia aumenta il tasso di completamento degli studi terziari e diminuiscono le uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione. Tuttavia, molti quindicenni non raggiungono la soglia minima delle competenze per potersi orientare negli studi e sul lavoro. 

L’istruzione deve essere accessibile a tutti senza “lasciare indietro nessuno” come, per motivi di infrastruttura o logistici, è accaduto a macchia di leopardo in tutta Italia durante il lockdown. 

 Il Bel Paese è purtroppo tra i paesi dell’Unione europea che investono meno nell’istruzione perché impegna solo circa il 4% del PIL causando così fenomeni quale la dispersione scolastica (coloro che non completano gli studi d’obbligo) o la fuga di cervelli (ricercatori e scienziati che vanno all’estero). 

Obiettivi

E allora chiediamoci, che cosa intende il quarto obiettivo dell’Agenda 2030, quando parla di istruzione di qualità e qual è il fine ultimo delle varie tipologie di apprendimento? 

In generale, il fine ultimo è che il sistema formativo produca cittadini di qualità, lavorando in particolare su due caratteristiche che moltiplichino tale qualità, l’inclusione e l’onestà.