In un momento in cui la temperatura globale continua a salire, aumenta anche la pressione sui governi affinché prendano misure decisive per contrastare il cambiamento climatico. Questa pressione ha portato a una sentenza storica della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che ha dato ragione a un gruppo di attiviste svizzere anziane, le Klima Seniorrinen Schweiz, che hanno denunciato la Svizzera per la sua inerzia nell’affrontare la crisi climatica, sostenendo che ciò violi i diritti umani dei cittadini.
Le Klima Seniorrinen Schweiz sono donne anziane, con un’età media di 75 anni, che hanno deciso di unirsi per combattere il cambiamento climatico nel 2016. Anziché optare per proteste di piazza o azioni eclatanti, hanno scelto di intraprendere azioni legali per far valere i loro diritti e quelli delle future generazioni.
Il loro obiettivo era chiaro: spingere il governo svizzero a prendere provvedimenti concreti per limitare le emissioni di gas serra e mantenere l’aumento della temperatura globale entro limiti accettabili. Hanno sostenuto che l’inazione del governo violasse gli obblighi previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in particolare il diritto alla vita e all’autonomia.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha dato loro ragione, stabilendo che la Svizzera è colpevole di inazione climatica. La Corte ha sottolineato che la Svizzera non ha rispettato gli obblighi assunti con gli accordi di Parigi del 2015, che miravano a mantenere l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Le azioni intraprese dal governo svizzero sono state considerate inefficaci e insufficienti, aggravando i rischi per i cittadini e violando i loro diritti umani.
Questa sentenza rappresenta un importante precedente legale, sottolineando che l’inazione dei governi nel contrastare il cambiamento climatico viola i diritti umani.
Provenendo da uno dei massimi organi di giustizia internazionali, ha un peso significativo e potrebbe influenzare direttamente le politiche dei governi europei. La sua importanza è evidenziata dal fatto che è vincolante per i 46 Stati del Consiglio d’Europa. È significativo notare che l’Avvocatura generale italiana ha sostenuto la posizione svizzera. Tuttavia, nonostante il trionfo, ci sono anche delle ombre. La Corte ha dichiarato che la Svizzera ha violato l’articolo 8 della Convenzione europea, ma ha escluso la violazione dell’articolo 2, che riguarda il diritto alla vita. Allo stesso tempo, la Cedu ha respinto il ricorso di sei ragazzi portoghesi e quello dell’ex sindaco di Grande-Synthe, Damien Carême, sottolineando che non hanno esaurito le vie legali disponibili nei loro Paesi. Questi eventi evidenziano le sfide continue nel garantire che la giustizia climatica sia effettiva e equa.
Anche la Commissione europea ha ribadito il suo impegno a garantire l’attuazione degli accordi di Parigi. Tuttavia, la sentenza non deve far dimenticare che la lotta contro il cambiamento climatico è ancora lunga e che sono necessari ulteriori sforzi da parte di tutti i governi e dei cittadini.