La parità di genere è la condizione di uguaglianza di trattamento, opportunità o accesso alle risorse indipendentemente dal genere sessuale.

La parità di genere è un diritto fondamentale, affermato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (1948), che sancisce uguali condizioni tra uomini e donne nel diritto, nella politica, nella società o nel lavoro. È necessario fare una distinzione tra i termini “sesso” e “genere”: il primo riguarda l’aspetto genetico e i caratteri biologici che un individuo possiede alla nascita mentre il secondo è una costruzione culturale che si acquisisce con il tempo. Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa.

Le disuguaglianze di genere sono presenti in numerosi paesi; tra le più comuni l’impossibilità per donne e ragazze di accedere pienamente all’istruzione o di avere un eguale retribuzione sul lavoro. O ancora le varie forme di violenza contro le donne, sia in ambito privato sia pubblico, che si manifestano sotto forma di violenza verbale e fisica ; tra queste lo sfruttamento della prostituzione, matrimoni combinati, mutilazioni e femminicidi.

Fatti e cifre

200 milioni sono le ragazze che hanno subito mutilazioni nei 30 paesi dove la pratica è più diffusa. 18% è la percentuale delle donne delle ragazze tra i 15 e i 49 anni che nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale da parte di un partner negli ultimi 12 mesi. 39% sono le posizioni lavorative coperte dalle donne in Europa rispetto alla forza lavoro complessiva. Ma la percentuale scende al 27% se consideriamo le posizioni manageriali. 

Secondo un recente studio di ASVIS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile in Europa, l’indicatore che misura il quinto obiettivo dell’Agenda 2030 dedicato alla parità di genere è migliorato costantemente tra il 2010 e il 2018.  Ma non c’è da festeggiare, il miglioramento è lento e rimane marcata la differenza di genere tra le persone che si prendono cura di anziani o bambini. Nel 2018 il valore era pari al 4,6% per gli uomini e al 31,7% per le donne.

La situazione in Italia

Anche in Italia, nonostante un miglioramento costante ma lento, le donne continuano ad essere sottorappresentate nelle posizioni politiche e manageriali. 

Migliora la partecipazione femminile agli organi decisionali, ma persistono ampi divari retributivi di genere. L’Italia è quattordicesima in Europa con stipendi più bassi, ruoli ed opportunità inferiori per le donne. Tutto ciò incide sul tasso di natalità perché in quello risiede la grossa differenza oggettiva di genere. Se una donna vuole fare carriera tante volte penalizza o rimanda la maternità. 

Perché ancora tanta disparità e tanta arretratezza culturale? Un problema rilevante è dato dalle politiche finora introdotte per affrontare le diseguaglianze. I posti manageriali sono ancora occupati in grande maggioranza dagli uomini e le donne detengono in media meno di 1/3 dei seggi nei parlamenti nazionali. 

Obiettivi

Un recente studio della Banca Mondiale ha evidenziato che soltanto in 6 paesi nel mondo ci sono pari diritti tra uomini e donne: Belgio, Danimarca, Francia, Lettonia, Lussemburgo e Svezia. 

La risposta di istituzioni e politica deve valutare le soluzioni in maniera integrata, prevedendo più piani di intervento estendendo la pratica delle quote rosa: una donna che denuncia degli abusi, per esempio, deve poter fare ricorso al sistema giudiziario, vivere in un posto sicuro, accedere a cure mediche e contare su un lavoro dignitoso e pari retribuito.